Se partiamo dall’etichetta, questo è un vino militante. A parte il nome che è già un programma, la dedica ai capi partigiani Primo e Fulmine della Brigata d’Assalto Stella Rossa sulla lunga etichetta orizzontale racconta, prima ancora del vino, un’idea di agricoltura ben precisa. E’ un manifesto suggestivo, e per quando mi riguarda pure emozionante. Come mi succede in simili casi, penso “iniziamo bene”, e per una volta non sono ironico. Questa non è un’etichetta qualsiasi, è uno schieramento, si posiziona. Dalla parte giusta, tengo a ribadire.
Il vino, dentro, com’è? Ecco, le sorprese non sono finite. Tanto è intransigente l’etichetta, tanto il vino invece è amabile, conciliante, fraterno direi. Ti abbraccia amichevole. E’ un brachetto secco: quindi aspettatevi un effluvio spiazzante di rosa, ma nel senso dell’essenza da profumeria, evoca la saponetta alla rosa di Fragonard. E’ davvero fittissimo. In bocca non respinge manco un po’, la tannicità e le durezze acide sono come disciolte nel frutto che tempera tutto, restituendo una bevuta attrattiva, come una franca stretta di mano di un contadino, ruvida ma piena di buoni sentimenti. Goloso, dura a lungo. E quell’etichetta? L’effetto finale è nel mood “mettete dei fiori nei vostri cannoni”.